Ho un archivio di foto digitali scattate con una Nikon acquistata qualche anno fa e di quelle fatte con lo smartphone. Sono tutte sul computer e sui miei hard disk. Ma quelle davvero antiche, ritrovate negli anni in soffitta e nei cassetti di vecchi mobili, le ho tenute conservate in varie scatole, senza sottoporle a nessun trattamento. Mi piacciono così come sono, un po’ rovinate ma autentiche, ingiallite ma vere. Molte rigorosamente in bianco e nero, altre con una patina di marrone leggero che dava quel tocco di classe anche quando non c’era il colore. Nelle scatole, assieme alle fotografie, conservo una collezione di vecchie cartoline con le illustrazioni di città e paesaggi. Foto e cartoline mi riportano indietro negli anni come nemmeno la realtà virtuale sa fare.
Guardo una vecchia immagine e attraverso la barriera del tempo. Quelle foto sono piene di emozioni e di sentimenti. Mi restituiscono istanti di vita e ricordi lontani ma sempre presenti nel mio cuore. Poi ci sono le foto di mia madre, della sua famiglia. Momenti che non ho vissuto, ma è come mettersi a bordo della macchina del tempo e viaggiare nel passato. Immagino di poter parlare con chi è ritratto nelle foto. Ne guardo una dove un gruppo di persone sta festeggiando qualcosa. Hanno tutti un bicchiere in mano. Mi presento come una specie di alieno che arriva dal futuro. Cerco di spiegare che nel giro di pochi anni cambierà tutto. Arriveranno Internet, la tecnologia digitale, la televisione in streaming. Le automobili cammineranno da sole e l’uomo conquisterà lo spazio costruendo in orbita una serie di piattaforme dove si potrà vivere e studiare l’universo per capire le nostre origini.
Mentre dico tutto questo gli altri mi guardano ovviamente in modo strano. Non capiscono e mi fissano con fare sospetto. Ma non sono sguardi di rimprovero, anzi. Qualcuno sorride, c’è chi tergiversa e chi fa domande per stemperare il clima che si è instaurato. Mi chiedono cos’è il Web, altri vogliono saperne di più sulle auto a guida autonoma. Tento di parlare dell’Intelligenza Artificiale e dei robot che si affiancheranno all’uomo nella vita di tutti i giorni. A un certo punto uno dei presenti mi prende sottobraccio e mi invita a prendere qualcosa da bere. Quella parentesi ha divertito un po’ tutti, ma in fondo non mi hanno accolto male. C’è una ragazza, in particolare, che fin dall’inizio ha seguito con attenzione tutto quello che dicevo. Non si è avvicinata ma ha continuato a fissarmi con uno sguardo dolce. Non ho avuto il coraggio di dirle che un giorno sarebbe diventata mia madre.
NELL’IMMAGINE: Uomo Seduto Sulla Sedia Nera di Suzy Hazelwood, da Pexels