Emozionato, davanti alla televisione, guardando uno speciale davvero unico, dedicato a Lucio Dalla. Ho ripercorso, grazie a Giorgio Verdelli e agli autori del programma, momenti incredibili con musiche e canzoni che sono diventate anche colonna sonora di una parte della nostra vita.
A cominciare da quella 4 marzo 1943, presentata da un omino con la barba vestito di bianco sul palcoscenico di Sanremo. Piacque subito anche alla mia mamma, che comprò il 45 giri. Nei miei vari traslochi è andato perduto. L’ho ricomprato a Porta Portese, ed è uno dei pezzi che conservo con maggiore cura nella mia collezione di dischi in vinile.
Unici, dedicata a Lucio Dalla, ha proposto stralci di concerti, filmati, foto d’epoca, registrazioni inedite. Ho vissuto in prima persona alcuni di quei momenti. Come il tour Banana Republic con De Gregori. Ero giovanissimo, lavoravo alla radio locale, e organizzavo pullman per accompagnare i giovanissimi come me in giro per l’Italia in occasione degli eventi musicali più importanti. La tappa di Banana Republic allo stadio San Paolo era una bella occasione. Fu una serata magica, straordinaria.
Ho rivisto più volte Lucio Dalla in concerto. Sempre a Napoli, in piazza Plebiscito, era il 1995. Il prezioso scrigno del cantautore bolognese si era arricchito di titoli come La sera dei miracoli, Futura e Caruso. Un frammento di quel concerto è stato riproposto in tv e per me è stato come fare un salto indietro negli anni, a bordo di una macchina del tempo. Un viaggio nella storia della musica italiana, in compagnia di personaggi come Renato Zero, Luca Carboni, Francesco De Gregori, Samuele Bersani. E ancora Pupi Avati, gli ex giocatori della Virtus Basket di Bologna, che hanno raccontato la passione di Lucio Dalla per il basket, e Carlo Verdone, alias Manuel Fantoni. Credo che nelle prossime ore rivedrò quel capolavoro di commedia italiana che si chiama Borotalco.
Lucio Dalla era un artista poliedrico, versatile, geniale e pieno di creatività. Attraverso le parole di un amico, che era anche il suo avvocato, abbiamo scoperto che a modo suo era anche credente. Un grande bolognese, ma anche un po’ siciliano, pugliese e soprattutto napoletano. Durante quel concerto a piazza Plebiscito disse che un canale sotterraneo univa Bologna e Napoli. E Caruso, forse, è stata l’incarnazione più autentica della sua napoletanità.
Le sue canzoni non tramonteranno mai, e ha fatto bene Claudio Baglioni a proporre a Ron di cantare un inedito di Lucio Dalla all’ultimo Sanremo. Almeno pensami è una canzone bellissima, testamento di un personaggio che rimarrà sempre nei nostri cuori. Unico.