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Le decisioni spesso dipendono dalle scelte o dagli stati d’animo di altre persone. C’è un effetto chiamato ‘l’illusione della maggioranza’. Si tratta di un fenomeno per il quale una persona può osservare un comportamento dei suoi amici considerandolo giusto anche se, nella maggioranza dei casi, non lo è. Si dovrebbe far capire, soprattutto ai più giovani, che i like e il gradimento che si ottengono sui social media potrebbero non corrispondere a quello che accadrebbe nella vita reale.
Il paradosso suggerito dal giornalista Michael Harris è quello di poter rimanere da soli con i nostri pensieri. Magari con l’aiuto di chi non ha vissuto tra connessioni, pc e smartphone. Non si tratta di un esercizio di pura nostalgia. Non c’è un vero e proprio tempo libero quando armeggiamo con i dispositivi digitali. La rivoluzione tecnologica ha avuto un’evoluzione sorprendentemente rapida rispetto ad altre rivoluzioni, come quella dei caratteri inventati da Gutemberg. Per le nuove generazioni la vita online sarà semplicemente l’aria che si respira.
Harris si sofferma su ciò che abbiamo guadagnato e ciò che abbiamo perso. Sostiene che la più grande perdita sia stata quella dell’assenza stessa, del silenzio, della meraviglia e della solitudine. Una volta perso il dono dell’assenza, potremmo non ricordare mai il suo valore. Meglio la solitudine analogica rispetto alla solitudine digitale.

Immagine di copertina: Miranda in the storm – John William Waterhouse, 1916.

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