Dai tempo al tempo. Oppure: il tempo è galantuomo. E ancora: a tempo perso, avere tempo da perdere, tempo da lupi, lascia il tempo che trova, guadagnare tempo. Potrei continuare così all’infinito. I modi di dire che contengono la parola tempo sono innumerevoli. Anche il numero di saggi sull’argomento è alto. La spiegazione è semplice: la definizione di tempo è una delle cose più misteriose della vita. Ci hanno provato filosofi e scienziati, artisti, scrittori, poeti e cantanti. Il mistero rimane irrisolto.
Nelle Sue Confessioni Sant’Agostino dovette ammettere di non saper dare una spiegazione.
Per Aristotele il tempo era solo un modo per misurare il movimento delle cose. Senza movimento non c’è tempo. Isac Newton, invece, considerava il tempo come assoluto e distaccato dal mondo fisico. Come dire che in un grande contenitore c’è il tempo che passa, anche se non succede nulla.
Per Albert Einstein passato, presente e futuro sono concetti relativi. Il tempo è, dunque, un’illusione. Un’illusione tenace, come rileva lo scienziato, ma pur sempre un’illusione.
Ma prima di tutti era stato Parmenide, sostenitore della supremazia dell’essere, a evidenziare come il movimento delle cose è un’illusione. Se non c’è movimento non c’è divenire ma esiste solo l’essere. E senza divenire non c’è tempo. Il passato, in quanto tale, è qualcosa che non c’è. Il futuro nemmeno. E’ammesso solo il presente, dove c’è l’essere ma non il tempo.
Più o meno quello che sostiene Einstein, secondo cui esiste solo il presente istantaneo, quello che si vive. Mentre il presente passato è già trascorso e quello che deve venire ancora non c’è e non ci sarà mai perché sarà vissuto nel momento in cui si vive, quindi nel presente che verrà. In questo caso è ammesso il divenire che però non si è ancora verificato, quindi non c’è. Einstein arriva così alla teoria della relatività ristretta poi a quella della relatività generale, dove lo spazio e il tempo non sono concetti separati ma fanno parte di una dimensione unica. Il tempo come dimensione, dunque, e non come forza. Pertanto non è il tempo a dover essere misurato bensì è il tempo stesso a determinare il moto dei corpi.
Una volta stabilito che il tempo si mescola con lo spazio e che dipende dalle cose che accadono si giunge alla conclusione che il tempo non è più un’intuizione ma un concetto inutile. Il tempo scompare nelle equazioni del modello della gravità quantistica a loop. Il tempo non esiste, esistono solo atomi di spazio.
Eppure ci confrontiamo sempre con il tempo, in tutte le cose che facciamo. Perché, citando la Bibbia e il re Salomone, per ogni cosa c’è un tempo fissato. C’è un tempo per nascere e un tempo per morire, un tempo per edificare e un tempo per demolire, un tempo per amare e un tempo per odiare. E se il tempo è un’invenzione, è anche vero che mai nessuno se ne è potuto impossessare. Anche per questo nasce l’idea di misurare il tempo. Un modo per detenere un certo potere nei suoi confronti.
Ma la misurazione del tempo è soprattutto un’esigenza. Per i primi uomini era necessario sapere quanto durava la notte per conoscere quanto tempo bisognava attendere prima di riprendere l’attività con la luce del giorno. Luna e astri erano i punti di riferimento per la misurazione del tempo. Poi furono gli egizi a inventare una serie di strumenti per stabilire l’inizio e la fine di un periodo. Gli stessi egizi furono i primi a suddividere il giorno e a creare il calendario. Ve ne sono molti, a seconda dei luoghi e delle civiltà.
Ma se il tempo è un’illusione, cos’è che si misura realmente?
Intanto devo capire perché non esiste il presente. Non è facile. In passato, termine che in questo caso posso utilizzare, fui catturato da una serie di libri scritti da Luciano De Crecenzo. Poi tradotti in film di successo. Uno di questi si intitolava 32 dicembre. Ecco, 32 dicembre, una data che non esiste. Come il tempo, appunto. In una scena del film l’ingegnere, scrittore e regista, rivolgendosi a Benedetto Casillo e Sergio Solli, due ottimi attori napoletani, affermò: ‘il passato non è più, il futuro non è ancora. Il presente, come separazione tra due cose che non esistono, come fa ad esistere?’. De Crescenzo, per dare forza alla teoria, utilizzò il battito delle mani. ‘Potete fare un esempio di qualcosa che è accaduto in questo momento? Se io produco un rumore, si può dire che l’ho fatto adesso? No! Perché nel momento che tu lo pensi il rumore è già accaduto! Quindi il rumore è passato’.
Un altro esempio può essere quello della distanza. Se penso ad un amico che abita in un altro luogo rispetto al mio e mi chiedo cosa sta facendo nello stesso momento in cui lo penso, quell’istante non potrà mai coincidere. Anzi, non ha neppure senso porsi la domanda. Perché la luce che passa tra il luogo dove io mi trovo e quello dove si trova il mio amico viaggia a una determinata durata. Dunque, quando penso a cosa sta facendo il mio amico nello stesso momento in cui lo penso è già passato. Lo so, è difficile, ma mi sto concentrando per cercare di capire il significato stesso di quello che sto dicendo.
E se il mio amico si trova di fronte a me? Anche in questo caso nel momento in cui lo guardo la luce viaggia a una certa velocità. Parliamo di nanosecondi, certo, ma quanto basta per poter affermare che le sue azioni, mentre lo guardo, fanno già parte del passato.
Consulto dei libri, per capire l’ordine del tempo. E forse mi convinco che il tempo presente davvero non esiste. C’è però un altro tipo di presente. Venne definito da Einstein presente esteso, cioè la zona intermedia tra passato e futuro. Una grande scoperta, quella fatta dal grande scienziato nel 1905, nell’ambito della teoria della relatività. Questa zona intermedia dipende dalla distanza. Più un luogo è lontano da noi, più lunga è la sua durata. Il presente esteso ha durate diverse a seconda del luogo. Sulla luna dura qualche secondo. Su Marte un quarto d’ora circa. Sulla galassia Andromeda due milioni di anni. Insomma, spazio e tempo sono legati. Poi c’è la relatività generale, di cui abbiamo già parlato.
Spulciando a destra e sinistra su libri e siti online potrei aggiungere un’altra riflessione che potrebbe dare luogo alla teoria del presente senza tempo. In realtà se digito ‘presente senza tempo’ su Google mi vengono fuori titoli di poesie e di romanzi, videolezioni sulla grammatica, stili di vita e riflessioni filosofiche sul ritmo frenetico delle nostre giornate. Quello che intendo dire è che, se non esiste il presente e se ogni nostra azione può essere riconducibile al passato o al massimo al presente esteso, perché non definire anche un presente senza tempo, almeno solo nell’attimo in cui si compie l’azione?
A questo punto dovremmo parlare del mondo senza tempo. Le riflessioni si intrecciano con quello che potrebbe essere il mondo senza Internet. A tal proposito sto scrivendo degli appunti. Ma ne riparliamo in un altro momento. In futuro, diciamo.