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Oggi vorrei occuparmi di un termine molto utilizzato in passato e in modo assai diverso in questa fase della nostra vita, caratterizzata dalla comunicazione digitale. Il termine in questione è nazional-popolare, con e senza trattino. Volendo scomodare addirittura Gramsci, nazional-popolare si riferisce alle opere letterarie o artistiche, e comunque a usi e costumi di una società, che esprimono i caratteri di rilievo di una cultura popolare e vengono riconosciute come rappresentative dell’identità di una nazione. Gramsci lamentava una certa carenza di nazional-popolare nelle opere italiane. Chissà cosa direbbe oggi, (temo che si stia rivoltando nella sua tomba del Testaccio, a Roma, nel cimitero acattolico, già cimitero inglese) tra TikTok, Facebook, Twitter e hashtag vari. Proprio l’hashtag è rappresentativo di qualcosa che viene detto, condiviso e facilmente rintracciabile grazie a quel cancelletto che posto davanti a una parola consente agli utenti di trovare un messaggio che si riferisce a quella parola e all’argomento trattato, che diventa, guarda un po’, nazional-popolare. Certo Gramsci si riferiva alla letteratura e a scritti di un certo livello. Il dibattito sui social è tutta un’altra cosa. Spesso superficiale, non sempre ma quasi. A volte molto cafonal e offensivo. Altre volte meno aggressivo ma altrettanto inopportuno.

Sono nazional-popolari gli influencer, che dicono la loro e vengono seguiti da milioni di follower. Diventano in poco tempo famosi, e fanno soldi con la pubblicità. Oggi si fa a gara per diventare influencer. Se provate a chiedere ai più giovani che vanno a scuola cosa vorrebbero fare da grandi, state sicuri che ci sarà qualcuno che risponderà: voglio fare l’influencer.

Con la pandemia sono diventati nazional-popolari i virologi. Li abbiamo visti e continuiamo a vederli in ogni dove e in ogni momento. Spesso non la pensano allo stesso modo, e si scontrano nei talk televisivi. Del resto, la materia è quella che è.

Sono nazional-popolari gli ospiti dei talk, appunto. Volti che, anche in questo caso, vediamo ovunque. Oramai ci confondiamo, e mentre seguiamo un programma pensiamo contemporaneamente a quello che avevano detto in un altro programma. A volte si contraddicono. Una sera ho visto lo stesso personaggio ospite, contemporaneamente, in più trasmissioni. Sicuramente erano registrate.

Lo ammetto, avverto sintomi di nazional-popolarismo seguendo quasi tutte le fiction televisive di successo. Da Montalbano in poi è stato un crescendo. E oggi passo senza sosta alcuna da Doc all’Amica Geniale, Makari, Fosca, Mare fuori, Luce dei tuoi occhi, i Bastardi di Pizzofalcone, Il Commissario Ricciardi, Rocco Schiavone e compagnia cantando. A proposito, non ho perso una serata di Sanremo, e non vedo l’ora che arrivi il sabato per vedere Maria De Filippi.

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