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“Gianni, l’ottimismo è il profumo della vita”. Tonino Guerra, grande poeta, scrittore e sceneggiatore, pronunciava questa frase in un famoso spot di una catena di negozi di elettronica, in onda su tutte le televisioni nei primi anni 2000. Era rivolta al suo amico Gianfranco Giannini, anch’egli sceneggiatore. In quelle parole traspariva l’entusiasmo di una persona semplice e dal volto simpatico che guardava al futuro con fiducia grazie al progresso tecnologico. E fiduciosi lo eravamo davvero, negli anni che segnarono una forte spinta per lo sviluppo del Web e dei dispositivi digitali. Forse esagerando, forse vedevamo le cose con eccessivo ottimismo.

Del resto, il dibattito sulla modernizzazione della società dovuto all’industrializzazione e alla distribuzione della popolazione dalla campagna alle città ci aveva già abituato a guardare al futuro in un certo modo, tra nuovi stili di vita e nuove relazioni sociali.  Che poi, più avanti, si sarebbero trasformate in relazioni digitali. In un giorno si contano 96 miliardi di messaggi su WhatsApp. Poi si aggiungono le chat su Telegram, i post sui vari social network e così via. Ma ci fidiamo davvero gli uni degli altri? Nelle attuali dinamiche che regolano l’interazione tra più individui sembra proprio di sì, a guardare i numeri. Ma è solo apparenza. Sugli stessi canali di comunicazione al fiume ininterrotto di informazioni si aggiungono insulti e violenze verbali di ogni tipo. Sotto questo aspetto, ovvio, non si può essere ottimisti.

L’ottimismo è quello che manifestiamo sempre a fine anno, quando ci auguriamo che quello successivo sia migliore. Ma più che ottimismo si tratta di speranza. Poi c’è l’ottimismo che si appalesa qualche giorno prima di andare in vacanza, quando le aspettative per trascorrere un sia pur breve periodo di riposo, andando al mare, in montagna, o visitando luoghi e città d’arte, sono alte. Siamo ottimisti quando giochiamo al Superenalotto, ma anche in questo caso si potrebbe parlare di speranza. Non sempre, ma speranza e ottimismo spesso si confondono.

Assumere un atteggiamento positivo nei confronti della vita significa anche adattarsi, e prendere quanto di buono ci viene offerto. Non si contano i manuali che insegnano come affrontare ogni situazione considerando soprattutto gli aspetti migliori.

Ora ci si è messa la pandemia. E se in un primo momento c’eravamo illusi che il peggio fosse passato fissando lo sguardo verso l’orizzonte con ottimismo, con la cosiddetta quarta ondata, tra mutamenti del virus e contagi sempre in aumento, invece di essere ottimisti oggi siamo addirittura spaventati. Chi lo dice agli autori dei manuali sul pensiero positivo?

NELL’IMMAGINE: Giacomo Balla (1871-1958), Espansionauree di pessimismo ottimismo

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