Penso a una serie di eventi che oramai fanno parte della storia, e sono accaduti durante il secolo scorso. E li abbiamo vissuti. E li ricordiamo quando oramai sono trascorsi oltre vent’anni dall’inizio del nuovo secolo. Sembra strano. E in effetti non capita a tutti vivere abbastanza intensamente una serie di avvenimenti a cavallo tra due secoli . Anche se in genere non è poi così difficile. Se tutto va bene basta nascere intorno alla metà di un secolo. Ma quelli che oggi hanno vent’anni, o anche qualcosa in più, non hanno avuto questo privilegio. O non erano nati oppure erano troppo piccoli. Si rifaranno, e avranno la possibilità di vivere appieno quelle trasformazioni, in particolare tecnologiche, che stanno cambiando il mondo. Intanto sono stati testimoni di un evento di portata mondiale, come quello della pandemia, tra emergenze e lockdown.
Noi e tanti altri invece abbiamo assistito, in qualche modo, a una serie di fatti che hanno segnato la storia di due secoli importanti come il Novecento e il Ventunesimo secolo, appunto.
L’elenco è lungo, e vado a memoria, con sintesi estrema, tra guerre e rivoluzioni, dittature e democrazie, migrazioni, la caduta del muro di Berlino, il terrorismo. E le catastrofi. Nelle mie piccole esperienze ho vissuto il terremoto dell’Irpinia. Ricordo tutto come se fosse ieri.
Come ricordo ogni particolare dell’attentato alle Torri Gemelle. Il più grave di tutti i tempi. Per la sua portata, per le migliaia di vittime, per quello che ha significato. Perché è accaduto proprio all’inizio del Ventunesimo secolo. E per i vigili del fuoco, che in quei giorni furono da tutti definiti degli eroi.
Di eroi ne abbiamo avuti tanti in questi due secoli trascorsi tra la voglia di cambiare il mondo, di renderlo più giusto, di abbattere le diseguaglianze, alla necessità di ripensare a quelle politiche ambientali per evitare disastri prima che sia troppo tardi. Gli ultimi eroi che si ricordano, in ordine di tempo, sono quelli che non si sono risparmiati nella lotta al Covid. Le immagini più recenti fanno parte di una storia che tutti noi abbiamo vissuto. Come quella del Papa, solo, a San Pietro. Una piazza vuota al centro del mondo, e per questo mai così affollata, che ha accomunato tutti, credenti e non, mentre sul sagrato della Basilica vaticana il Pontefice chiedeva a Dio di non lasciarci in balia della tempesta. L’invocazione per la fine della pandemia, la voce di Francesco, lo scroscio della pioggia in sottofondo. Forse è l’immagine simbolo, fino ad oggi, di questo secolo. Di questo periodo dove ci siamo sentiti tutti più fragili e smarriti.
Ma quelli che stiamo vivendo sono anche gli anni dell’evoluzione delle macchine che acquisiscono poteri un tempo esclusivi dell’uomo. La tecnologia si fa strada entrando prepotentemente nelle nostre vite connesse. All’intelligenza umana si affianca l’intelligenza artificiale. E nascono nuove sfide. La prima è certamente l’interazione tra il nostro cervello e i computer. Dovrà garantire nuove funzioni e sviluppare, in tutti i campi, nuovi strumenti per migliorare la vita. Avremo a che fare sempre di più con androidi e robot ai quali affidare compiti di una certa responsabilità. Macchine che non si stancano, che possono svolgere il loro lavoro anche in condizioni impensabili per l’uomo. Ma sempre macchine. Assistenti digitali che offrono e offriranno una moltitudine di servizi senza riserve. Senza la preoccupazione di una malattia, tra ambiente e tecnologia. Una nuova era, nel corso della quale avvertiremo sempre di più il bisogno di capire, come esseri umani, chi siamo.
NELL’IMMAGINE: Giorgio de Chirico, Presente e passato, 1936