Il tempo, così misterioso. Il tempo, che misura ore, giorni, settimane, anni. Il tempo che non passa mai, o che passa troppo veloce. Il tempo libero, e quello occupato dal lavoro. Il tempo come ritmo frenetico della vita, accompagnato dallo stress e dagli orologi. La vita che scorre segnata dalla tirannia del tempo. Il tempo con il sole, e quello con la pioggia. Il tempo che ci mette di buon umore, e quello che ci fa soffrire. Il tempo che è passato, quello presente, quello che ancora deve venire. Il tempo dei bei ricordi o di quelli sbiaditi. Il tempo come esperienza. Il tempo come scienza. Il tempo e le sue leggi. Il tempo e la relatività. Il tempo e i pianeti, il tempo e la velocità della luce. Il tempo che perdiamo inutilmente, quello che regaliamo alle big tech, quello speso per rimanere incollati al computer ore e ore, quello regolato dagli algoritmi che decidono cosa dobbiamo fare. Il tempo che ci fa rimpiangere le cose non fatte e che invece potevamo fare. Il tempo come percezione di qualcosa che invece non c’è. Il tempo come convenzione.
Con la pandemia è come se si fosse fermato il tempo. O meglio, è come vivere in un tempo sospeso. Un tempo che ci ha sottratto una delle cose più importanti della vita: la socialità. All’inizio ci siamo arrangiati, abbiamo cantato a squarciagola dai balconi delle nostre case per scaricare la nostra tensione. Poi ci siamo adattati con lo streaming, con le serie tv e con i film, che invece di essere proiettati nelle sale cinematografiche sono stati trasmessi dai canali televisivi. E con i software per chattare con amici e parenti. Una situazione inedita, non era mai successo. Chiusi in casa, persi in una solitudine digitale. Siamo finiti nelle maglie della Rete come non era mai successo. Era già tutto previsto, ma il Covid ha accelerato il processo. Siamo finiti anzitempo in trappola, messi a dura prova, con le nostre abitudini andate in frantumi. Non vediamo l’ora che tutto questo finisca. Non amiamo il tempo sospeso. E ci auguriamo che arrivino nel più breve tempo possibile momenti migliori. Tempi migliori. Ne sono sicuro, non ci vorrà troppo tempo.
NELL’IMMAGINE: La persistenza della memoria di Salvator Dalì, Museum of Modern Art, New York