La pioggia scende copiosa e insistente su una Roma semideserta, mentre le gocce tamburellano le lamiere dell’auto che schizza acqua dai tergicristalli, accompagnandoci lungo il percorso come il suono di un concerto. Ma nemmeno il maltempo riesce a cancellare l’atmosfera magica di una città che non è mai monotona. I vetri un po’ appannati ci restituiscono comunque lo splendore delle strade, delle piazze, dei palazzi. Nonostante il cielo sia coperto da fitte nuove che non lasciano intravedere nessuna schiarita.
Roma è bella anche quando piove, hanno ragione cantanti e poeti. Anzi, il riflesso delle pozzanghere raddoppia la visione. Se stai in auto lo noti di meno. A piedi, anche se inzuppati e fradici, perché l’ombrello acquistato al momento dagli ambulanti costava troppo poco per essere vero, è un’altra cosa.
Da via del Corso al Pincio sembra quasi un giro turistico. Il museo a cielo aperto non chiude mai, nemmeno in tempi di pandemia. Piazza del Popolo senza popolo toglie il fiato. Piazza Augusto Imperatore fa lo stesso effetto. Il mausoleo è colorato, sulle mura del Museo dell’Ara Pacis viene proiettata una figura che si distingue a malapena, mentre i tergicristalli seguono quasi il movimento delle palpebre.
Anche i palazzi della politica sono colorati. Certamente meno grigi rispetto alle quotidiane cronache parlamentari condite da divisioni e polemiche che non smettono mai. Neppure quando ci sarebbe bisogno del contrario.
Ecco corso Vittorio Emanuele. Per i romani solo corso Vittorio. Lo chiamano così, come si chiama un amico. E largo Argentina, piazza del Gesù, Botteghe Oscure, fino a piazza Venezia, dove troneggia Spelacchio, che tanto Spelacchio non è più. Si è riacceso spavaldo davanti al Vittoriano e sotto il famoso balcone di palazzo Venezia. Per qualcuno è la metafora della città che rinasce. Forse è esagerato, ma stavolta l’abete non perde aghi e svetta orgoglioso sulla piazza. Poco distante si vedono le luminarie artistiche di via del corso che compongono le citazioni di versi famosi di canzoni e stornelli romaneschi.
Anche il Campidoglio riflette il tricolore. E noi, orgogliosi quasi come Spelacchio, canticchiamo nell’abitacolo dell’auto le strofe di quelle canzoni che abbiamo letto qualche attimo prima. Piove, ma anche stasera Roma, come sempre, non fa la stupida.