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Insomma, il corpo non sembra essere più centrale. Nessuna particolare attenzione all’abbigliamento. Via giacca e cravatta, e nemmeno la camicia stirata. Ci si veste come si vuole, e si assume una postura qualsiasi. Eppure la realtà è questa, oramai. Una realtà fatta di finestre collegate l’una con l’altra, sopra e sotto o di lato, come una scacchiera. La cosiddetta cognizione incorporata non c’è più. Cioè è venuto a mancare il concetto secondo cui la natura della mente umana sarebbe determinata dalle caratteristiche e dai movimenti del corpo umano. Ma il corpo non è più materia, bensì un organismo vivente ma liquido, non proprio astratto ma insomma. E’ arrivato però il momento di reagire. E di riprenderci i nostri spazi e il nostro tempo.

Siamo stati privati dell’intercorporeità. Oramai parliamo a distanza. E ci vediamo a distanza, grazie a Zoom o a Skype, oppure a Google Hangouts. Eppure siamo riusciti a ricreare quel flusso di comunicazione tra persone che solo la presenza fisica riusciva a garantire fino a qualche tempo fa. E non c’è bisogno di usare particolari filtri, oppure, come dicevamo, di vestirsi necessariamente in giacca e cravatta. Tranne se dobbiamo fare una riunione di lavoro in modalità smart working o se dobbiamo collegarci con un canale televisivo.

Eppure continuiamo ad avere bisogno della socialità vera, della possibilità di stare accanto a una persona, sempre rispettando le distanze imposte dalle nuove norme sanitarie con le quali si deve convivere. Di gesticolare, assumere posture diverse a seconda di quello che vogliamo trasmettere al nostro interlocutore. Di tossire, perché no, per comunicare i nostri dubbi e le nostre perplessità. Si, si comunica anche attraverso la tosse. E da vicino, cioè non proprio da vicino, viene meglio. Al computer, su una chat, non ci si fa neppure caso.

E allora riprendiamoci il cielo, apriamo le finestre, quelle vere, non quelle di Windows, e torniamo per strada. Liberiamoci dal buio di una stanza chiusa e torniamo a parlarci come veri e propri animali sociali.

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