Abbiamo paura, e nell’averla mettiamo in evidenza tutte le nostre debolezze. Che sia il terrorismo islamico o il timore di un contagio da coronavirus alla fine dobbiamo ammetterlo: siamo in preda a qualcosa che è sempre più grande di noi, e quasi sempre non abbiamo modo di alzare le nostre difese immunitarie. Siamo terrorizzati, anzi, siamo sempre stati terrorizzati per qualcosa.
Ai tempi dell’attacco alle Torri Gemelle avevamo paura di prendere un volo qualsiasi, con la preoccupazione che l’aereo potesse all’improvviso perdere quota per andarsi a schiantare contro un edificio qualsiasi. Oggi non saliamo nemmeno su un treno per evitare di sederci accanto a qualcuno che starnutisce. Non stringiamo le mani, anche per decreto. Ce le laviamo di continuo. E quando salutiamo non baciamo nessuno. Facciamo bene, per carità. Ce lo dicono dalla mattina alla sera gli esperti. Da qualche ora anche il governo. Le regole dell’igiene sono regole.
Tuttavia bisogna ammetterlo: siamo capaci di amplificarle le nostre paure. Siamo masochisti, e ci facciamo del male da soli. Magari inventando e diffondendo fake news, le false notizie. Lo abbiamo sempre fatto. Oggi siamo avvantaggiati, per modo di dire, grazie a Internet e ai social. Un semplice starnuto diventa virale, e scusatemi per il gioco di parole. Dal coronavirus al virus tecnologico il passo è breve.
Ne sentiamo tante in questo periodo di grave allarme sanitario. Si risvegliano le paure ma anche i complottisti, che si sono fatti sentire, eccome, a proposito di un libro di Dean Koontz, The Eyes Of Darkness, pubblicato nel 1981. Su una pagina sottolineata e pubblicata via post si legge di un cinese che fuggì negli Stati Uniti assieme a un’arma biologica molto pericolosa, sviluppata in un laboratorio vicino a Wuhan. E così tutti a parlare di profezia e di un virus creato in laboratorio.
Coincidenze a parte, diciamolo una volta per tutte: la Terra non è piatta, la Nasa non è mai arrivata su Marte e Paul McCartney non è mai morto. Anche se io, parafrasando Woody Allen, ho paura e non mi sento tanto bene.
Nell’immagine: Alma Tadema – Non chiedere più – 1906
Ciao Antonio, tutto maledettamente vero quello che dici ma…
Da TGCOM24 (senza parole)
Coronavirus, dopo il decreto a Milano è corsa al treno per il Sud | Emiliano (Puglia): “Fermatevi e tornate indietro”
Tante le persone che hanno deciso di partire o di anticipare le partenze dopo il decreto che, di fatto, chiude la Lombardia e altre 14 province per l’emergenza coronavirus. Regione Veneto: “Misure eccessive”
Il governo ha “chiuso” la Lombardia e le altre 14 province e in molti si sono precipitati nelle stazioni per partire verso le città di origine o in altre Regioni. Sabato sera centinaia di persone, infatti, si sono riversate alla stazione Garibaldi, dove alle 23.20 è partito l’ultimo Intercity. I viaggiatori sono saliti anche senza biglietto, disposti a pagare la multa pur di restare a bordo. Emiliano (Puglia): “Fermatevi e tornate indietro”.
08 marzo 09:27
Nuovo decreto coronavirus, Regione Veneto: “Misura sproporzionata”
Il Veneto si oppone alla creazione delle tre zone di isolamento nella regione previste dal nuovo decreto per il coronavirus. Nelle controdeduzioni inviate al governo, il comitato tecnico scientifico aveva chiesto “lo stralcio delle 3 province di Padova Treviso e Venezia dal decreto”. “Non si comprende – è scritto nelle controdeduzioni – il razionale di una misura che appare scientificamente sproporzionata all’andamento epidemiologico”.
08 marzo 09:07
Emiliano (Puglia): “Fermatevi e tornate indietro”
“Non portate nella vostra Puglia l’epidemia lombarda, veneta ed emiliana scappando per prevenire l’entrata in vigore del decreto legge del governo”. Così il governatore della Puglia Michele Emiliano firmando l’ordinanza per obbligare alla quarantena chi arriva dalla Lombardia e dalle altre province del Nord “blindate” dall’esecutivo.
08 marzo 08:48
Milano, terminal bus affollato sin dall’alba
E’ affollato da prima delle 7 il terminal di Lampugnano, a Milano, il principale scalo per i pullman di linea diretti in tutta Italia e all’estero. In genere, a quest’ora della domenica mattina, lo scalo è quasi deserto