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Lo sviluppo della tecnologia si afferma secondo una serie di logiche e il raggiungimento di determinati fini. È proprio questo il punto: quale risultato si vuole ottenere con l’applicazione di un software o con il controllo di un database? Gli Stati, consapevoli della forza e del potere che oggi hanno i big del Web, vogliono riappropriarsi del controllo dello sviluppo e dell’innovazione, oggi nelle mani di questi gruppi, per trasferirli direttamente sotto la gestione degli stessi governi. Questo sta accadendo in Cina, in Russia e negli stessi Stati Uniti.

In Cina il governo punta all’indipendenza tecnologica partendo dagli smartphone. Il successo di Huawei, che ha raggiunto i livelli di Ios e di Android con costi decisamente inferiori, consente di sviluppare nuovi brand che dovrebbero essere impiegati nell’Internet delle cose. Nel giro di pochi anni i terminali collegati tra di loro raggiungeranno numeri molto elevati che, a loro volta, genereranno una massa enorme di dati.

Anche in Russia l’obiettivo è quello di sovraintendere all’alleanza tra aziende nazionali, università e apparati amministrativi territoriali per la realizzazione di software e sistemi tecnologici. La sfida è rompere il monopolio dei grandi gruppi internazionali, in primo luogo quelli che fanno riferimento alla Silicon Valley. E così aziende molto vicine al Cremlino investono in strutture e forze di lavoro reclutate proprio nelle università del Paese.

Una posizione analoga è quella dell’attuale governo degli Stati Uniti, decisamente contrario al monopolio tecnologico di aziende come Google. Al centro della guerra dell’innovazione c’è proprio l’enorme flusso di dati generati dalle piattaforme più in voga. Si guarda al futuro, tra robot, intelligenza artificiale e calcolatore quantistico. In queste nuove macchine le informazioni non passeranno, come avviene oggi, attraverso circuiti elettronici, transistor o chip, bensì direttamente su atomi e molecole. Il risultato è che i computer viaggeranno su una unità di misura definita qbit, il bit quantistico, che consentirà, grazie ad un sistema molto più complesso, la memorizzazione di un imponente
traffico di numeri, e la stessa velocità di calcolo dei computer sarà potentissima.

Immaginate, dunque, questa moderna tecnologia applicata agli attuali strumenti di comunicazione. Le informazioni che passeranno tra pc, telefonini, tablet e device vari, compresi quelli della domotica e dell’Internet delle cose, saranno raddoppiate, triplicate, quadruplicate. Miliardi e miliardi di dati che, nelle mani delle aziende, potranno essere utilizzati per svariati scopi. È questo il motivo per cui oggi gli Stati vogliono attrezzarsi per fare proprio questo sviluppo tecnologico e mappare così attività,
comportamenti e persone. Si tratta di controllare lo sviluppo sociale, politico ed economico di un Paese. E’ sempre e solo una questione di potere.

 
Foto di Pete Linforth da Pixabay

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